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POLITICA CITTADINA
Il Piano regolatore di Monza
Una vicenda emblematica
di Gimmi Perego

Piano regolatore
La tormentata storia del nuovo Piano regolatore di Monza è sicuramente emblematica, non solo dal punto di vista locale, ma anche per il suo intreccio con le vicende nazionali.
Il crollo di Tangentopoli e l'operazione “Mani pulite” di cui abbiamo appena celebrato il decennale, stanno alla sua origine.
Il conflitto di interessi dell'attuale presidente del Consiglio vi gioca un ruolo importante.
La conquista degli elettori grazie a promesse che non vengono mantenute (anzi, vengono clamorosamente smentite nei fatti) ripropone la stessa pratica usata dal Polo durante le elezioni dell'anno scorso.
Più in generale, lo scontro di chi si batte per la difesa dell'ambiente e della qualità della vita contro chi utilizza il potere politico per sostenere gli interessi privati rispecchia lo scontro in corso sul piano nazionale.

Ma proviamo a ripercorrere i punti principali di questa storia.
Il 7 marzo del 1997 il Consiglio comunale di Monza adottò il nuovo Piano regolatore firmato dall'architetto Benevolo, urbanista di rilievo nazionale, dopo un iter durato alcuni anni, costato alla amministrazione più di due miliardi ed al Consiglio decine e decine di riunioni. Il Piano ebbe il consenso unanime di tutto il Consiglio, con i voti favorevoli della maggioranza e l'astensione dell'opposizione di sinistra.
Il Piano adottato nel 1997 rappresentò il frutto di un clima irripetibile di rinnovamento, creatosi nella città dopo Tangentopoli, cresciuta a Monza proprio sulla speculazione edilizia e grazie alla mancanza di un piano regolatore moderno. Pur tra molti compromessi, rappresentò una grande occasione per il rinnovamento e la difesa dell'ambiente della nostra città.
Basti fare un esempio. Il Piano precedente, concepito negli anni Sessanta, prevedeva per Monza una crescita fino a 300.000 abitanti, con le conseguenze che si possono immaginare: scomparsa del verde, traffico congestionato, ancora più inquinamento, ancora maggiore scarsità dei servizi. Con il nuovo Piano, invece, si è puntato sulla qualità, contenendo l'espansione a macchia d'olio delle costruzioni grazie all'introduzione del Parco di Cintura, una fascia verde intorno alla città.
Nei mesi successivi all'adozione l'Amministrazione seguì l'iter legale previsto per gli strumenti urbanistici, pubblicando il Piano e raccogliendo circa 600 osservazioni presentate da cittadini ed associazioni.

Ma con le elezioni della fine del 1997 venne eletta la nuova giunta del Polo, con il voto determinante di molti elettori della Lega, che al secondo turno scelsero la destra.
In questa scelta ebbero un ruolo decisivo le due importanti promesse del candidato sindaco Colombo e della sua coalizione di difendere il Piano regolatore adottato e di non permettere la costruzione di nuovi centri commerciali.
Sappiamo come è andata. La nuova maggioranza, invece di proseguire l'iter legale del Piano regolatore adottato, rispondendo alle osservazioni dei cittadini e poi inoltrandolo alla Regione per l'approvazione definitiva, scelse una strada molto diversa.
Infatti per qualche tempo tutto venne lasciato fermo, poi nel corso del 1999 la giunta presentò una dietro l'altra quattro varianti al Piano adottato. Questa scelta della giunta contiene già nel metodo una grave scorrettezza: come è possibile presentare varianti ad un Piano che non è ancora approvato? Ma soprattutto i contenuti delle varianti hanno indicato il vero scopo del Polo: quella di stravolgere il Piano adottato.
In particolare la quarta variante, la più importante, prevede più di 1.300.000 metri cubi aggiuntivi di residenza e terziario nel Parco di Cintura Urbano, di cui 300.000 metri cubi nell'area della Cascinazza, l'ultima a Monza di notevole valore ambientale e storicamente destinata a parco, anche nel Piano precedente. Inoltre con questa variante viene cancellata dalla normativa la richiesta di riconoscere il Parco di Cintura come parco di interesse sovracomunale mentre gli standard, ovvero le aree dovute per legge per il verde ed i servizi locali, vengono ricavati dal Parco Reale, non bastando più le poche aree verdi rimaste in città. Il Sindaco, che aveva promesso la difesa del Piano regolatore adottato, aveva fatto dietro-front.
Il fatto che la proprietà di quest'area fosse della famiglia Berlusconi, introduce una precoce rappresentazione del conflitto di interessi, di cui tutti oggi parlano a causa delle vicende nazionali.

In parallelo, la giunta elaborò l'accordo di programma per la realizzazione della Cittadella giudiziaria sull'area dell'ex-caserma IV Novembre presso il Rondò dei Pini, che si portò dietro la previsione di un grande centro commerciale di 160.000 metri cubi, sempre nel Parco di Cintura Urbana. In questo modo anche la seconda promessa fatta agli elettori venne clamorosamente smentita. Va notato poi che il grave ritardo nella realizzazione della Cittadella, che un progetto approvato dal Consiglio già nel 1997 prevedeva nell'area della ex Fossati-Lamperti, appositamente acquistata dall'amministrazione comunale, ha causato la perdita dei 200 miliardi finanziati dallo Stato. Ora infatti il finanziamento del progetto è solo parziale, i costi del progetto con gli anni sono sicuramente aumentati, i 10 miliardi spesi per acquistare l'area non verranno più rimborsati.
Tornando alle varianti al Piano, nonostante la giunta del Polo potesse contare su di una maggioranza schiacciante in Consiglio comunale, i quasi cinque anni a disposizione non sono bastati per la loro approvazione. Questo grazie alla dura opposizione della minoranza in Consiglio, ma anche alla nascita in città di una nuova aggregazione trasversale, il movimento “Insieme per Monza”, che ha raccolto intorno alla battaglia contro il Centro commerciale e per il Piano regolatore non solo le forze di opposizione ma anche importanti esponenti provenienti dalla maggioranza.

Il 7 marzo del 2002, essendo passati cinque anni dall'adozione, è decaduta la salvaguardia del nuovo Piano regolatore. Questo significa che chi intende costruire seguendo le norme del vecchio Piano può farlo, e la richiesta di concessione non può più essere respinta.
Molti cittadini hanno protestato, il 7 marzo, con un girotondo intorno al palazzo comunale per portare all'attenzione di tutti la grave situazione in cui si trova l'urbanistica monzese.
Difficilmente la maggioranza riuscirà a prendere altri provvedimenti prima dello scioglimento del Consiglio, il 10 aprile, essendo ora impegnata per l'approvazione del bilancio. La città, quindi, è tornata indietro di trent'anni, gli strumenti urbanistici sono ora gli stessi degli anni Settanta, e potrà quindi avviarsi tranquillamente verso una crescita fino ai trecentomila abitanti…

Bisogna chiedersi allora quale provvedimenti possono essere presi, dopo le elezioni, per rimediare ai disastri causati dal Polo, se la città avrà la forza di trovare una strada diversa.
E' necessario tenere presente due aspetti importanti. Da una parte la semplice riadozione del Piano, vista la decadenza della salvaguardia, si presterebbe troppo facilmente a contestazioni legali. Dall'altra i recenti provvedimenti urbanistici della Regione hanno reso necessario un adeguamento del Piano, per non farlo nascere già vecchio.
Una soluzione, quindi, può essere la preparazione, in tempi molto brevi, di un Piano dei Servizi, che metta al sicuro le aree inedificate del Parco di Cintura ed impedisca i danni principali che il ritorno in auge del vecchio piano potrebbe consentire.
Piano dei Servizi che affronti anche alcuni dei punti deboli del Piano, come l'integrazione del Parco di Cintura con i parchi già esistenti ai nostri confini, (il Parco del medio Lambro, a Sud ed il Parco del Grugnotorto a Nord-Ovest), un migliore studio del sistema dei trasporti e la riqualificazione delle periferie.
La rapida adozione di un provvedimento di questo genere potrebbe lasciare lo spazio necessario per la rielaborazione di un Piano partecipato, sull'esempio dei bilanci di Porto Alegre, che vada a rispondere alle esigenze di tutti i cittadini, dei quartieri, delle associazioni e delle attività produttive locali. Un Piano di questo genere avrà la forza necessaria per resistere agli appetiti speculativi che da sempre incombono sulla nostra città.

Gimmi Perego
architetto


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  12 marzo 2002